Numero 070 – Imparare a vedere 06/05/2024

In questo numero si parla della necessità di imparare a vedere, per imparare a fare design.


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Imparare a vedere

Sintetizzando al massimo il concetto, il graphic design riguarda l’organizzazione di elementi visivi in uno spazio. Per organizzare al meglio gli elementi visivi è necessario definire gerarchie e relazioni.

Le due frasi del paragrafo precedente sono allo stesso tempo comprensibili e inafferrabili. Sembra chiaro cosa fare, meno come farlo. Si ha questa sensazione perché il design è un conoscenza tacita. Non bastano le parole, sono necessarie azioni dirette, osservazione e pratica.

In un articolo sulle conoscenze tacite, Cedric Chin usa come esempio l’esperienza di imparare ad andare in bicicletta. Per farlo non basta seguire le istruzioni, “devi rimanere in equilibrio”. Per restare in equilibrio bisogna capire come farlo, provandoci.

Nel design, per riuscire a organizzare degli elementi visivi in uno spazio in maniera efficace non basta sapere cosa fare, bisogna capire come farlo. Per capirlo è necessario fare pratica e osservare. Osservare esempi e osservare tanto design.

Imparare a fare design è soprattutto imparare a vedere. Che è quello che si fa per imparare a disegnare o dipingere. L’equivalente del “per imparare a scrivere bisogna leggere”.

Osservare e copiare

Guardando tanto design succedono due cose: (1) comincia a prendere forma un proprio gusto personale; (2) si comincia a riconoscere il buon design. A un certo punto poi non si può più fare a meno di notare disallineamenti e spaziature sbagliate. Diventa quasi una maledizione. (Come in quel meme sul kerning, o qualsiasi altro sui designer che invece di leggere il menu, al ristorante, parlano della tipografia e dell’impaginazione.)

Se oltre a vederlo [un design], come esercizio, si provasse anche a ricopiarlo, si capirebbero ancora meglio alcuni meccanismi. Sia quelli visibili (le spaziature, la dimensione, l’interlinea, l’uso dei colori) che quelli invisibili, spesso realizzate del progettista anche in maniera inconsapevole. (Di nuovo, osservare e ricopiare è quello che si fa per imparare a disegnare o a dipingere).

Sul copiare forse dovremmo scrivere un numero apposito, partendo magari dalle questioni culturali, le differenze di vedute a riguardo tra oriente e occidente. Cito solo l’esempio di Van Gogh. È risaputo che Van Gogh fosse affascinato e collezionasse stampe giapponesi del Diciannovesimo secolo. Dalla fascinazione passò allo studio, ricopiando le opere di vari artisti.

Facendo pratica con gli stili giapponesi, Van Gogh cominciò ad appiattire i paesaggi e usare tratti più spessi. A suo fratello Theo scrisse: «All my work is based to some extent on Japanese art».1


Osservare e capire

Con i miei studenti, soprattutto con chi è ancora agli inizi, negli anni si è spesso ripetuta questa conversazione: io critico un loro esercizio, dicendo in sostanza che non funziona, e loro mi rispondono con un: «ma io ho preso ispirazione da questo sito qua, pure loro hanno sbagliato?». A quel punto chiedo di vedere il sito da cui hanno preso ispirazione (i miei corsi si occupano di Web Design e Progettazione di interfacce). Quasi sempre il sito web d’ispirazione è abbastanza diverso rispetto a quello che hanno fatto loro2. Siamo ancora in quella fase in cui oltre alla pratica, e alle conoscenze tecniche, manca proprio quella cosa lì, lo sguardo sul design.

A quel punto più che correggere, chiedo ai miei studenti di guardare siti, nello specifico, di guardare siti web e di analizzarli. Chiedo di dedicare ogni giorno (oppure ogni settimana) a un pezzo della schermata. Guardare le testate, le card, le navigazione, le modali, il testo di un paragrafo o di un titolo.

L’osservazione e la pratica produce design migliore, ma attenzione. Non basta che tutto sia ben organizzato e impaginato, con la giusta interlinea, bisogna sempre considerare il come funziona. Lo descrive bene questo articolo di iA.net, citato sotto:

La differenza tra un buon design e un design eccellente tende a manifestarsi in una sfera che solo i designer esperti possono percepire chiaramente. Tuttavia, la maggior parte delle persone riesce a percepire la differenza tra un buon e un cattivo design. Come ho menzionato sopra, pochissime persone percepiscono le delicatezze di una grande tipografia, e ancora meno possono impostare un tipo di carattere, ma la maggior parte di noi sentirà che un libro ben impaginato si legge meglio. Questo sembra un paradosso. Ma pensateci: lo scopo del design è facilitare l’uso e prendersi cura dei dettagli che sono tediosi per la persona inesperta. Quello che sembra paradossale da un punto di vista esterno è perfettamente logico da una prospettiva interna.3


  1. Inspiration from Japan, Museo Van Gogh ↩︎

  2. Di solito o è molto diverso il layout, o è molto diverso il contesto o il contenuto e le relative problematiche da risolvere. ↩︎

  3. Learning to see, dal blog di iA.net ↩︎


Brut Grotesque →

Brut Grotesque è un carattere tipografico dello studio Bureau Brut, con sede a Tolosa, in Francia.

Il design è chiaramente influenzato da caratteri tipografici come Helvetica e Arial. Si ispira anche a grotesque e neo-grotesque come Folio (Bauer, 1956), Akzidenz-Grotesk (Berthold, 1898) e Neue Haas Grotesk (Haas, 1957–1961).

Brut Grotesque è disponibile in 10 pesi, con relativo corsivo.